martedì 6 aprile 2010

Al mare!


Qualche bellissima giornata di mare - ritmi subito più naturali, il respiro che si apre, voglia di muoversi, di stiracchiarsi, pelle che sembra immediatamente rigenerarsi sotto il sole.
I pensieri rimangono un poco sospesi, ma appena prendono a scorrere è come se tenessero conto solo di cose molto futili, o molto importanti. Facile, con un po' di rilassata franchezza, accorgersi di quanto alcuni affanni, alcuni accenni di angosce, alcuni aspetti quotidiani siano inessenziali, o inutili, o inutilmente dannosi.
Mi accorgo di come sia facile immaginare di lavorare così, solo con un computer e una chiavetta per la connessione in rete - come sarebbe facile davvero da qualunque parte se non proprio del mondo almeno di gran parte del mondo. Mi chiedo che cosa leghi la maggior parte di noi a mantenere certe impostazioni di lavoro stabilite.
La mia amica, che si è portata da lavorare in spiaggia, potrebbe andare avanti così probabilmente almeno una settimana, senza che la sua assenza fisica dall'ufficio la rendesse meno utile o efficiente. Eppure per i suoi capi, in questo momento, lei non sta lavorando.
Appunto queste osservazioni come su un post-it mentale - brevemente le riporto qui, chissà che non si approfondiscano in un altro momento - la mia mente segue già, ascoltando, un volo di gabbiani; mi guardo intorno, gli occhi cercano le loro traiettorie; il mare, il cielo, spazi così aperti (specie rispetto al consueto monitor del computer) fanno allargare il campo visivo. Anche il viso sembra aprirsi, distendersi, gli occhi si fanno più grandi. Quanto mancano queste cose, se le si confina nello spazio privilegiato di brevi periodi di vacanza. Eppure non hanno nulla di specificamente vincolato all'"essere in vacanza": sono cose semplici - non di rado le ho trovate in momenti molto più convulsi. Per ora, l'appunto mentale finisce qui - e torno a seguire gabbiani!

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