martedì 29 giugno 2010

Workaholic - morde? è una malattia??

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Image: Andy Newson / FreeDigitalPhotos.net

Non morde, almeno pare; e sì - forse è una malattia; comunque non si tratta di un semplice modo comportamentale, di uno stile di vita, di una scelta organizzativa: è una forma di disturbo nella gestione del proprio lavoro che può degenerare anche gravemente. 

Ma che cos'è un "workaholic"?! 
Maniaco del lavoro; lavoro-dipendente; drogato del lavoro; intossicato da lavoro; stakanovista. 
E' lo stato in cui ci si trova se si arriva al punto in cui non solo si sceglie di fare un po' di straordinari, magari per aumentare le entrate o realizzare un sogno o un obiettivo: ma si arriva a non poter più "staccare", non riuscirci, o sentirsi male quando ci si è costretti.
Chiaramente il tema meriterebbe dell'approfondimento - ma, in due parole, abbiamo dato un'idea.

Il termine anglofono, "workaholic", è ricalcato su "alcoholic", che non significa soltanto "alcolico", ma, in questo caso, "alcolista". L'alcolismo, come intossicazione da alcool, è considerato una patologia - tirate le somme.
Come farsi un'idea? Ecco un articolo di Tammy Strobel apparso come ospite su Zen Habits, il sito di Leo Babauta - da pochissimi giorni è disponibile nella traduzione in italiano, http://www.investisutestesso.com/blog/cambiamento/11-modi-creativi-per-evitare-di-diventare-maniaco-del-lavoro/
Sempre su Zen Habits,  sullo stesso tema scrive direttamente Leo Babauta (è pronta una traduzione italiana ancora inedita, a breve sarà resa disponibile).
Bellissimo post mini-inchiesta quello di Giandomenico da VitaDaSingle.
Buona lettura!







Ciao Pietro, magari fosse un film...

Addio a Pietro Taricone - Ciao Pietro, voglio ricordarti qui, con ammirazione, stima e un moto d'affetto, da parte di chi non è mai stato un fan (anzi...) - nel giorno del tuo onomastico, che è anche il mio (Pietro e Paolo), lasci la scena come solo un eroe da tragedia saprebbe fare, con una scelta di tempi che se fosse teatrale si direbbe sapiente - invece, non lo impariamo mai abbastanza, è sempre la vita, nuda e cruda, a dare lezioni anche al più grande regista. 

A te la sceneggiatura l'ha scritta così, tracciando una vita breve di anni, ricca di glorie effimere e "facili", di successi duraturi e "sudati", e, credo, soprattutto di gioie umane, che forse sotto sotto hai saputo assaporare meglio di qualche collega che saremmo stati tutti più pronti a stimare e ad applaudire, noi un po' snob che ti bollavamo storcendo il naso, perché tu eri quel tipetto dal fare buzzurro che spopolava venendo fuori da un format di reality dei più chiacchierati.

E tu, zitto zitto, senza lagne, senza vittimismi, da vero professionista, sei passato dal personaggio alla personalità, senza intaccare la persona, l'"uomo Pietro" - di parte in parte, di ruolo in ruolo, con sobrietà che ammiro e su cui non avrei scommesso, prima, ti abbiamo visto crescere come attore - mi piace credere che ancora più tu sia cresciuto nella tua esperienza di vita - Io ci credo e ti auguro di cuore che sia stato così!

Ci pensi, magari lo faranno presto, un film con la tua storia - e non sarà uno scherzo trovare un interprete all'altezza...
La tua storia mi sembra ora triste, tragica - eppure ne emerge il tuo ritratto come un esempio bellissimo, la tua figura come quella di una bella persona, una per la quale si rimpiange di dover dire "addio".

Arrivederci, Pietro, per l'ultima volta in questa vita "buon onomastico" - grazie per quello che ci hai mostrato e offerto - e buon viaggio, dovunque e comunque lo proseguirai... Ciao Pietro, magari fosse solo un film...

Ti saluto con le parole di Roberto Saviano, e con questo articolo che è stato il primo che ho letto e che mi è piaciuto per il suo stile spontaneo... e tanti altri ce ne saranno...

Un abbraccio, Paola

lunedì 14 giugno 2010

Scivoloni. E poi? Si fa presto a dire, ma... ovvio: rialzarsi.

momenti difficili . le prime reazioni e una pratica insolita: il silenzio come pratica di raccoglimento

Cari amici di NormanPress, questa volta il vostro editore se la sta passando bruttina - e non si tratta più di un'influenza.
Quindi, non resta che percorrere passo passo le tappe di quella che è una delle tante esperienze della vita: l'esperimento è quello di approfittare del momento in cui sembra più terribile per provare la tenuta di convinzioni, credenze, teorie, filosofie, tutto quello che in queste pagine e attraverso la rete di contatti si professa come una filosofia di vita in ricerca continua ("in progress", se preferite).
Pronti? Sì, mi seguirete anche questa volta - Grazie!

Due parole sulla vicenda
Come probabilmente molti di noi, anch'io ho intrecciato parecchie relazioni sentimentali. (Una alla volta. Non sono del partito per sovrapporne di più in contemporanea - non mi piace e non ho vocazione per questo stile;-)!)
Come molti di noi possono insegnarci assai bene (vero Ilaria Cardani? E anche Monica, e Giandomenico...), si tratta di temi di enorme peso e importanza nelle nostre vite: relazioni a due, questo mistero affascinante! Tutte le storie hanno qualcosa che le accomuna, e ciascuna è unica, soprattutto perché siamo unici noi in ogni situazione che viviamo.
La storia in questione ha per me la particolarità di essere con una persona che conosco da tantissimi anni, con la quale era nata un'attrazione immediata quando eravamo ragazzi, senza che tuttavia si intrecciasse una relazione. Alcuni anni e molte vicende di entrambi dopo, una relazione era finalmente nata – e dolorosamente interrotta, per scelta di lui nei miei confronti, dopo circa due anni – Interruzione in cui lui era tornato sui suoi passi alcuni mesi dopo, senza che io accettassi di riallacciare il rapporto – Nuove vicende di entrambi, ciascuno per le sue vie.
E in questa storia, alcuni mesi fa, un legame rinnovato si è stabilito, con grandissima gioia di entrambi e un travolgente entusiasmo da parte di lui – Adesso però, un'altra volta per scelta di lui, il rapporto è troncato di nuovo.

Tutto già sentito! E tutti saprebbero piuttosto bene quale sia l'unica considerazione logica da fare in questi casi (“lascia perdere”).
Ma queste sono altre considerazioni.
Il punto è che, di qualunque tipo saranno ragionamenti, scelte, riflessioni al riguardo, la reazione del momento fa i conti necessariamente con qualcosa di non limitato al discorso razionale.
Dolore; rabbia; frustrazione; incredulità tristezza amarezza nostalgia... "Sto male. Sto soffrendo per questa cosa che vivo", è la situazione in cui ci si trova.
Penso che la reazione immediata sia della stessa natura per tutti, anche se le forme che assume possono presentarsi in modi molto diversi. C'è chi urla, chi vorrebbe spaccare i vetri; chi piange disperatamente; chi se la prende con l'altro, chi si sente in colpa, chi vorrebbe riconquistare la persona perduta, chi non ne vuole mai più sapere e tronca ogni rapporto... Ma ogni atteggiamento, o più atteggiamenti insieme, o un misto di tutti, rispondono allo stesso problema, lo stesso "colpo" da incassare.
Nel mio caso, ci sono un po' tutti.
Quello che mi ha fatto più impressione è il senso di ripetizione di uno schema quasi annunciato. Come dire "avresti potuto aspettartelo, in fondo lo aveva già fatto"!
Eppure non rinuncerei a questi ultimi mesi - penso nemmeno se avessi avuto la certezza che le cose sarebbero andate così.

Prima di ri-scommettere su questa relazione, mi trovavo in un periodo di desolazione mai vissuto prima con tanta intensità in breve, la vita mi si parava davanti come permanentemente priva di scopo - davvero nessuno stimolo mi faceva provare interesse per una qualsiasi cosa: vivevo la mia vita come se fosse quella di un perfetto estraneo, assolutamente, totalmente. Da cinque mesi almeno, senza un solo momento in cui alla consapevolezza che non potesse essere così si accompagnasse, anche solo per un attimo, la percezione che fosse vero. 
Difficile rendere l'idea in poche parole, e non voglio indugiare qui su questo, ora. Ma era terribile. In questa situazione, la relazione instaurata è stata qualcosa di assolutamente portentoso - perché questa persona è stata l'unica dalla quale fossi disposta a ricevere speranza e gioia di vivere. Le cose hanno ripreso ad avere un senso. Piccolo; a poco a poco. L'unica cosa sul cui valore non avevo incertezze era proprio la relazione con questa persona in sè. Ma tante altre cose hanno ripreso sapore, il gusto per la vita ha ripreso ad essere qualcosa di vivo. 
Ho iniziato a scrivere questo blog, con una costanza estranea alle mie abitudini, che è un esercizio continuo. Ho iniziato a fare delle traduzioni che mi danno soddisfazione e gioia di una piccola condivisione.
Ora che mi ritrovo a fare i conti con me stessa, trovo uno spirito demoralizzato per ciò che è successo, e non particolarmente saldo - ma con almeno un'idea di qualcosa, magari anche piccolissime cose, a cui attribuisca un valore concreto, effettivamente riscontrato, e non meramente ipotetico. 
Il rapporto della coppia non ce l'ha fatta a reggere da solo tutta l'energia necessaria per sostenere una ripresa così enorme - anche se a piccoli passi. E, credo, la motivazione decisiva per cui lui alla fine ha ceduto è proprio questa (almeno, è una delle più solide). 

Non sono messa bene - questo lo confesso. Ma c'è qualcosa, ed è infinitamente meglio che la desolazione. Preferivo prima. Ma questo "dopo" mi lascia meglio di prima che si ricominciasse.

Queste cose, per quanto occupino molte righe, sono solo un cenno superficialissimo - tranquilli: l'intento non era quello di raccontare un romanzo sentimentale, almeno per questa volta!

Ovviamente, invece, qui sta il senso dell'esperimento "dal vivo" della situazione: dobbiamo passare a vedere se e come si può reagire, se ha un senso provare, adesso e in seguito, ad applicare la filosofia di vita che si va delineando in queste pagine. Il banco di prova: se in questa circostanza mi sarà, come credo, un po' utile, vorrei riferire qui in che modo e come. Altrimenti, se dovrò riconoscere che questi modi di pensiero non si adattano ai momenti concreti in cui ce ne sarebbe bisogno, trarremo le debite considerazioni;-)
Proseguiamo. Il momento critico della rottura mi si è presentato venerdì notte, conclusione "a sorpresa" di una bella serata. La storia che bruscamente si interrompeva era qualcosa di importante che era cresciuto negli anni, anche se il suo ultimo capitolo era solo una questione di mesi. Alcune aspettative e speranze stavano prendendo prospettive di una scelta di vita. E, in un momento - basta. Avevo già fatto fronte a qualcosa del genere - il dialogo c'era stato e capivo i problemi di cui si trattava. Chi avevo di fronte lo sapeva allo stesso modo: stando così le cose, per quanto male facesse non eravamo in grado di gestirla in un modo diverso. Niente da fare!


La prima reazione di fronte all'incredulità per quello che stava succedendo ha preso le forme di uno schock razionalizzato. Per prima cosa ho avvertito una grande desolazione, un immenso sconforto. Poi il ricordo di come in parte tutto questo fosse stato già vissuto. Il senso di come per alcuni versi fosse anche nuovo. L'impossibilità di dare un significato che non fosse forzato al dolore che provavo. Era notte fonda, dolore e spossatezza da stanchezza si affiancavano. Nella mia mente si affacciavano immagini e discorsi sempre più confusi e complessi.
A casa tutti dormivano: ma già sapevo come avrei passato le ore del giorno che di lì a poco sarebbe iniziato: raccontando, raccontando e ancora raccontando. 
Che cosa era successo, i fatti e gli antefatti, le considerazioni, le impressioni, le sensazioni; le ipotesi; i paragoni, le interpretazioni... la tetra-trico-tomia (ovvero, la tendenza ossessiva a spaccare il capello in quattro!) della "cosa" in tutte le sue infinite sfaccettature, tentativo disperato di esorcizzarne la sofferenza.
Penso che fossero ormai le quattro del mattino, quando un'ispirazione mi portò un vago sollievo: fai, soltanto, silenzio. Shhh...!
 
Improvvisamente, non c'era più nessun pensiero affollato: solo poche immagini, perché tutto quello che era accaduto non avrebbe avuto a breve la possibilità di sfociare in un torrente di parole.

Shhhh. Un silenzio, come una piccola pratica mutuata dalle regole monastiche. 

Me lo proposi per una settimana. Capii che sarebbe stato molto difficile soprattutto nelle situazioni di lavoro. Ridussi al fine settimana. Fino a lunedì.
48 ore di silenzio.
Il mattino dopo cominciai subito a capire che non sarebbe stato facile.
Per 48 ore, non una sola parola.
A fare i conti con questa imbarazzante situazione si sono trovati mia madre, mio fratello, mia sorella, il compagno di mia sorella, mio padre.
La pratica di silenzio scelta riguardava la parola-parlata, non quella scritta. Si trattava di un silenzio di suoni, non di una assenza di comunicazione. Ho scritto una decina di fogli, nel corso dell'esperimento, per comunicare alcune frasi essenziali, e un po' di spiegazione di quello che stava succedendo.
La mia immensa gratitudine va alla mia sorellina, perché senza sapere quasi niente, se non che ero triste per la rottura con il mio fidanzato, e che non avrei profferito una sola parola per due giorni, ha accettato di venirmi a trovare, di tenermi con sè a cena a casa sua, di portarmi in giro per la città in mezzo alla gente mentre io, ammutolita, mi esprimevo a gesti.
Sono molto grata a tutta la mia famiglia, perché ha sopportato con pazienza e mi è stata vicino, anche se è riuscita a capire solo un po', e in alcuni momenti è stata inevitabilmente infastidita. Mi sono stati vicini, e mi hanno fatto sentire di volermi bene.
Che cosa ne ho ricavato? Oltre ad un'esperienza un po' surreale, effetto secondario di interesse sociologico, un'impressione di serenità e concentrazione. Non mi si sono chiarite cose particolari: ma nemmeno si sono confuse ulteriormente. Privandomi della possibilità di sciorinare moltissime teorie sulla vicenda, il pensiero ha riposato, ha lasciato che le cose si contemplassero per come erano.
Non so che cosa accadrà. Non so che cosa desiderare, che atteggiamento tenere: se non quello di fiducia che ogni cosa andrà per il bene. 
Stamattina mi sono alzata di buon'ora e con un senso di gioia per la nuova giornata, perché era la giornata in cui avrei ricominciato a parlare. La mia voce sembrava un suono insolito - e l'ho usata meno del solito - tante delle cose che diciamo sono superflue, e a volte il superfluo è particolarmente dannoso.
Questo silenzio ha dato pace al mio pensiero. Ora, con moderazione, un discorso si avvia.


Grazie per accompagnarmi in questa lettura - spero che non vi amareggi se è un po' triste: non è il caso. Succede. Ma mi fa piacere condividere quello che provo, mentre capita. Alla prossima, e buon inizio settimana, con l'augurio di tutto il bene!

giovedì 10 giugno 2010

la settimana (breve) di Normanpress – l'editoriale


L'editoriale... di metà settimana – slitta dal lunedì causa influenza del blogger il consueto appuntamento. 
Innanzitutto chiedo scusa e ringrazio i lettori che hanno cercato l'aggiornamento e hanno dovuto aspettare: mi è dispiaciuto rimandare questa uscita! 

Da un altro punto di vista, un post di Leo Babauta mi ha suggerito così, "Quando mi ammalo, è un'occasione per riposare" (al punto 2 della prima parte) – e saremo tutti d'accordo che questa prospettiva fa sentire subito meglio, e fa venire voglia di guarire.
A breve la traduzione di questo post, per i suoi temi un vero classico del ZenHabits-pensiero. Naturalmente, in collaborazione su InvestiSuTeStesso!

A proposito di collaborazione e "lavoro di rete/squadra". Uno dei più affezionati lettori ha risposto all'appello e propone un'idea che trovo molto accattivante; leggila nei commenti. Che te ne pare? In pratica, una recensione periodica che faccia da guida per esplorare il mondo del self-improvement oltreoceano. E' perfettamente in linea con le aspirazioni di queste pagine. Work in progress – spero di dare presto qualche sviluppo alle stampe. 

Concludendo l'introduzione a questa “settimana corta”, ti lancio un suggerimento: se ti senti sopraffatto da lavoro, impegni, cose da fare, per prima cosa a) ringrazia perché se ti impegni così tanto in qualcosa è molto probabile che non lo faccia per costrizione, in fondo, ma perché in qualche modo senti e credi anche che ne valga la pena – che corrisponda a qualcosa di importante.
Per seconda cosa, b) anche se quello che fai è così importante, proprio perché c'è qualcosa che conta, per cui vale la pena vivere e occuparsi delle cose della propria vita, prenditi anche un momento di riposo: prenditi anche un momento per prenderti cura di te. Fallo seriamente, il più profondamente ed autenticamente possibile – fai come se almeno per qualche ora tu non ci fossi, per nessun impegno, come se fossi malato e non potessi assolutamente essere disponibile. Nessuna eccezione. Anche perché se non lo fai prima o poi crollerai davvero – e allora non ci sarai per nessuno, ma sarà molto molto più dura riprendersi. 

Buona (fine di) settimana da Normanpress! Take care.

venerdì 4 giugno 2010

Perché scrivere - e leggere - blog - E tu, come lo vorresti?


ovvero, la ricchezza dei blog in un mondo di link
(image courtesy of CarréImage)

La ricchezza di contenuti dei blog è impressionante. 

Cominci a leggere i post di un blogger che abbia almeno un annetto di anzianità (un po' più grande di questo, insomma!), e scopri che è meglio leggerne una decina prima di dire che ci si è fatti un'idea dei contenuti generali. 

Ho cominciato a leggere il blog di Giandomenico, che è davvero ricco (scrive una ventina di post al mese, che vuol dire di più di un giorno sì e uno no) e che ha ben due indici di navigazione, uno cronologico diviso per mesi e uno diviso per argomenti in base alle etichette (i tag). 
Eppure ho avuto bisogno che fosse lui a segnalarmi un articolo, che trattava un argomento particolare di mio interesse: altrimenti sarebbe stato difficile che me ne accorgessi.

Un altro esempio.
Ho dovuto passare per altri due blog (Carlotta Cerri e InvestiSuTeStesso) e poi approdare a quello di Filippo Bergamino, per accorgermi che tra i blogger fa una grandissima impressione il famoso discorso di Steve Jobs “Stay hungry, stay foolish” e proprio grazie a Filippo, che ha pubblicato la trascrizione in apertura del suo blog, mi sono soffermata a notare che questo slogan eccezionale non se l'è inventato Jobs, ma che (e lui l'ha dichiarato in modo che lo sapessero tutti) è una creazione geniale di un suo vecchio amico, nata decenni fa - Idee che circolano, a distanza anche di anni.
E così via. Senza il blog di R. Mastroianni, forse non mi sarei ancora accorta della ricchezza del sito dell'Istituto Italiano di Filosofia, etc. 
Grazie allo scambio di informazioni tra blog, alla circolazione continua e possibilmente accurata dei contenuti, una ricchezza sempre più valorizzata si diffonde, un valore si trasmette
La sinergia dei contenuti, il colloquio tra blog e blog, da blogger a blogger, è uno dei motori di valore aggiunto della rete. 
Ci tengo a fare di NormanPress un punto di raccolta delle varie scoperte del mondo di blog. Il lavoro è progressivo, mai esaustivo, spesso proprio le cose più rilevanti sfuggono: ma pazienza, si può sempre aggiungere.
Man mano, si crea la rete. Man mano chi ha pensato, meditato, commentato gli stessi argomenti o anche argomenti diversi con lo stesso spirito, si incontra e può confrontare, integrare, arricchire, potenziare le proprie idee, le proprie scoperte di miglioramento. 
Amo pensare che chi passa da qui possa aver voglia di aggiungere qualcosa, che qualcosa possa portarsi via, e che, se anche non trova quello che cerca, possa almeno farsi delle nuove idee per trovarlo da qualche altra parte. 
E, a proposito dello scambio e della circolazione di ricchezza, leggi una piccola riflessione in questa storia ispirata al pensiero del Mahatma Gandhi...
Che ne pensi di questo approccio? Come lo realizzeresti? Mi fa piacere se mi suggerisci qualche idea e impressione - quello che ti piacerebbe per trovare tra queste pagine un luogo ideale da frequentare. A presto!

NormanPress - un piccolo, piccolo blog. Ma ci piace guardare in grande. E' per questo che sono entusiasta di festeggiare per la prima settimana il superamento delle 100 visite, con una crescita superiore al 100% per tutto il mese di maggio. Grazie a tutti i lettori!!!

martedì 1 giugno 2010

Piccoli blog crescono! E NormanPress si veste d'estate


NormanPress ha fatto 100! E...
 
Ultima settimana di maggio, grande soddisfazione: da circa cinquanta visite settimanali, si passa a chiudere con più di 100. Grazie a tutti i visitatori! 
Per molti questo è sicuramente un numero molto basso; ma per queste pagine che muovono i primi passi significa che per quasi  tutti gli ultimi due mesi la crescita è stata superiore al 200%, sia di visite nuove sia di lettori affezionati.  

NormanPress è un giovane blog. Ma guarda lontano . L'entusiasmo e il senso di gratitudine sono grandi nel  festeggiare per la prima settimana il superamento delle 100 visite, con una crescita superiore al 100% per tutto il mese di maggio. Grazie a tutti i lettori!!! 
Chi appena si sia dedicato a scrivere un piccolo blog sa sicuramente di che cosa parlo. 



E... si veste d'estate! - colore caldo per rimanere in tono - I lettori attenti se ne saranno già accorti: NormanPress ha ritoccato i colori. Colore caldo per lo sfondo, prima appena accennato, e conseguentemente toni più decisi e netti per titoli e caratteri. 
Si è trattato di un cambiamento dettato dalla stagione - e un po' gattopardesco (cambiare tutto perché tutto rimanga com'era): NormanPress è nato appena finito l'inverno, sotto cieli azzurrini illuminati da un sole incerto. Sotto i raggi di questo sole ormai quasi estivo, la pagina impallidiva. Per questo l'ho fatta abbronzare un po' e le ho rifatto il trucco.
Lo sfondo dovrebbe permettere di dare evidenza al testo rimanendo riposante per la lettura. Il testo deve avere il giusto risalto, ma mantenersi in armonia con la colorazione generale. Il tutto intonato con la luce tiepida della foto di intestazione: una luce soffusa in un salotto accogliente, raggi che filtrano morbidi dalla finestra affacciata sul mondo. 

Un posto dove tu che leggi, io che scrivo, e poi tutti quelli che hanno voglia di lasciare un commento, o che passino anche solo per caso, possano sentirsi accolti in un luogo che faccia stare a proprio agio, confortevole e il più possibile gradevole. 

E a te, che cosa piacerebbe trovare tra queste pagine? C'è qualcosa che non ti piace, o che apprezzi, o che miglioreresti? Mi piacerebbe senz'altro se avrai voglia di farmelo sapere;-)! 
A presto, e grazie per il contributo e l'apprezzamento, graditissimo, che anche solo leggendo questa pagina hai dimostrato. Con simpatia e gratitudine, davvero - Grazie.