Capita anche a voi di pensarci? Le cose che durano, di solito, non durano per sempre. Durano un po', a lungo o per breve tempo; poi, finiscono.
Se alcune cose - poche - crediamo che dureranno per sempre, possiamo smettere di chiederci quanto "durano": per sempre vuol dire che sono eterne.
"Eternità": sembra un ben arduo concetto. Forse per definizione sta a significare... qualcosa di troppo grande perché lo comprendiamo. A volte pensiamo all'"Eterno" come a Dio, direttamente. A volte pensiamo all'eternità come a qualcosa che ci è, in quanto esseri umani, totalmente estraneo: noi non siamo eterni, la nostra vita finisce e così finisce tutto ciò che ci appartiene, che abbiamo avuto, fatto, condiviso, vissuto.
A volte diciamo che "solo ciò che è amore resta". Però dobbiamo saper amare, perché è l'unico modo di riconoscere l'amore. E allora è anche vero che non si può, con qualche strana formula o studio, catalogare l'amore, perché poi rimanga in eterno: piuttosto, quando impariamo ad amare ciò che è eterno, o quando scopriamo qualcosa di eterno, diventiamo in qualche modo esseri fatti d'amore e di eternità, almeno in una piccola parte di noi.
Così, proprio al contrario di quel senso di estraneità tra noi e l'eternità, a volte sentiamo che l'eternità è qualcosa che almeno in minima parte è parte di noi - o siamo noi a prenderne parte. In queste cose in cui ci sentiamo a nostro agio con un senso di eternità, un po' come se fossimo a casa, allora riconosciamo ciò che è più "vero" in noi.
Se cerchiamo e iniziamo a
trovare ciò che ha valore “eterno”, che cosa faremo?
Forse questa domanda non si rivolge a chi non cerca e a chi,
cercando, non sta trovando nulla. Ma chi crede di trovare,
quello inizia a rispondere: che fare? Che cosa faremo, che cosa farai; che cosa facciamo, che cosa fai?
In realtà, perché qualcosa sia "eterno", non basta che non finisca (e già così sarebbe dura), ma non dovrebbe nemmeno iniziare. In questo caso, siamo decisamente spacciati.
RispondiEliminaE allora perché ci sono esperienze (amorose, prima di tutto) cui vogliamo attribuire i gradi dell'eternità? Diventiamo forse matti?
Ipotesi da non scartare. Però, se l'eternità in senso stretto non è di noi mortali, ne abbiamo un surrogato nel momento in cui non conta né l'inizio di un'esperienza, ne là (più o meno inevitabile) fine, ossia quando ne siamo totalmente immersi - il che per eccellenza capita con l'amore, ma non solo.
So che apprezzi i paradossi e gli ossimori, quindi forse potremmo concludere che, per noi miseri mortali, solo l'attimo ha i crismi dell'eternità.
Ciao, caro Jacopo. Hai proprio colto il punto: la questione della "fine" non è forse mai capace di trascurare quella dell'"inizio", dell'"origine". Peraltro, oltre ad andare a segno con questa considerazione, il tuo discorso è molto "puntuale", quanto all'essere in tono ed opportuno, perché richiama infine l'"istante", l'"attimo": un punto, senza dimensione, nella strana dimensione del tempo.
EliminaGrazie, spero di ritrovarti ancora tra queste pagine; buona continuazione!