venerdì 16 marzo 2012

Non smettere mai di imparare: ho conosciuto qualcuno che lo sapeva bene...

Se avessi libero accesso a qualunque tipo di istruzione, che cosa ti tratterrebbe dall'imparare? Ce lo siamo chiesti, ed ecco alcuni temi che mi erano venuti in mente leggendo l'ultimo articolo di Scott H. Young;

  1. istruzione gratuita
  2. tempo e risorse
  3. ricchezza del sapere
  4. motivazione
  5. apprendimento e miglioramento
  6. studio e scienza


Vorrei riprenderli uno per uno - però non subito. Comincerò questa volta con un semplice ritratto, di una persona che ho avuto la fortuna di conoscere e che sapeva che cosa significassero queste idee.  Era mio zio - o, per essere più precisi, lo zio di mia madre.
Tanti anni fa, assai prossimo al termine della sua vita su questa terra, lo sentii dire che, se fosse tornato indietro, avrebbe voluto soprattutto dedicarsi di più allo studio e ad imparare il più possibile dalla scuola e da qualunque situazione in cui si fosse trovato ad averne occasione. Io non glielo dissi, allora, e tuttavia pensai che l'aveva già fatto
Non so di preciso quali scuole avesse frequentato e che cosa avesse studiato - forse le scuole medie, forse le superiori - ma si trattava di una persona che rappresentava in tutto l'amore per il sapere e per lo studio, in ogni situazione in cui  avesse occasione di imparare. Aveva fatto studiare i propri figli, insistendo perché frequentassero e completassero gli studi universitari. Non ha mai smesso di incoraggiare e di ascoltare con autentica curiosità e attenzione le notizie sulla scuola, le università, gli studi in genere di tutti i nipoti, di prima e di seconda generazione. Pur rimanendo sempre semplice e "alla buona" in tanti aspetti materiali della vita quotidiana, dal vestire alla casa alla macchina, coltivava da sempre l'attenzione per la parola, per la correttezza, l'espressività e anche in un certo senso la ricerca del linguaggio. 
Aveva un talento innato per giocare con i significati dei termini, con i nomi delle persone, e per inventare nomi nuovi per le persone e le cose. Si appassionava per la soluzione di problemi pratici, come un guasto da riparare o un lavoro da finire. Leggeva. Frequentava i corsi dell'Università popolare e si dedicava con passione al servizio sociale, come volontario alla guida di autoambulanze. 
Negli ultimi anni aveva studiato Shiatsu, cominciando ad esercitare con successo piccole sedute di assistenza per amici e parenti. Amante della scienza, della tecnica, della matematica, nonché della musica, soprattutto negli ultimi anni si era avvicinato più che mai alla spiritualità, interrogandosi con meraviglia e interesse appassionato sul mistero della vita, del vivere e del morire, e di ciò che attenda o meno ciascuno di noi nell'"aldilà". 
Mi piace pensare che ascolti e sbirci queste parole, con il sorriso ironico che gli si accendeva spesso sul volto, lo sguardo misto di intelligenza, scaltrezza e un'astuta benevolenza, temperata dall'arguzia disincantata dello "spirito libero" che lo accompagnava.
Credo che avesse studiato più di molti studenti a tempo pieno che frequentano corsi universitari e master. Non tanto per la gamma di nozioni acquisite, quanto soprattutto per la capacità, in parte forse innata, ma in parte maggiore sviluppata con l'esercizio della pratica nell'atteggiamento quotidiano, di dare valore al sapere mettendolo in gioco in una rete di collegamenti, rimandi, in modo che ogni cosa imparata si intrecciasse con le altre, non lasciando le cose apprese abbandonate come nozioni isolate, ma combinandole in modo che da due nozioni ne risultasse una terza, forse proprio quella mancante per arrivare ad un quarto aspetto. Metteva in gioco questo modo di essere nelle cose più semplici, come nella conversazione, negli incontri quotidiani con le persone.
Del resto, forse proprio in accordo con ciò che esprime la famosa massima socratica, che l'unica cosa che si possa sapere è di non sapere, tutto questo studio non lo faceva sentire mai "arrivato": tutt'altro. Più studiava, e più gli veniva voglia di sapere nuove cose; più sapeva, e più avrebbe voluto essere certo di non aver sprecato un solo momento, una sola occasione. 
Così avrebbe fatto troppe volte, a suo dire, prima, quando era "obbligato" a studiare e forse aveva recalcitrato un po'. Io però continuo a pensare che se anche ciò fosse vero - e non ci scommetterei - avesse ben presto rimediato all'errore, e progredito ampiamente ben oltre quelli che aveva creduto esempi migliori di lui.  Ho sempre pensato, e penso, che il tempo, in questo senso, lui non l'abbia sprecato mai.

Nessun commento:

Posta un commento