lunedì 12 aprile 2010


Che strada hai fatto per arrivare qui?


Sì, si riferisce anche a come sei arrivato su questa pagina! E, no: non si riferisce principalmente a questo - ma a qualunque aspetto dell'esistenza.
Come sei arrivato a fare il lavoro che fai, a vivere dove vivi, a frequentare queste o quelle persone... A pensare come pensi, a parlare, muoverti, vestirti atteggiarti in un certo modo, mangiare determinati cibi, frequentare determinati luoghi, leggere certi libri, guardare certi programmi televisivi, frequentare siti internet o blog - e per questo, sì, anche leggere questo blog.
Che cosa ha portato me, a scrivere questo blog? Non solo sono infinitamente molteplici le strade che avrebbero potuto portare a un certo punto; ma spesso sono tante e diramate anche quelle che abbiamo effettivamente percorso per arrivarci.
Sono pre-determinate? Sono indeterminate del tutto? Non saprei dire.
Però penso ad una specie di mappa personale. Ci sono delle "tappe" che "mi hanno portato fin qui"? Ho iniziato a scrivere dopo un lungo periodo di mancanza di stimoli, fiacchezza, per risvegliarmi dal quale sono intervenuti tanti piccoli fattori; le prime attività continuative sono state alcune traduzioni, la lettura dei blog ScottHYoung e InvestiSuTeStesso; mi hanno fatto venire voglia di pubblicare un blog. Scrivere mi è sempre piaciuto; c'è stato un periodo in cui avevo mosso qualche passo verso un ambito giornalistico. Anche se ho sempre pensato più che altro alla carta stampata, si trattava di giornalismo televisivo: anche se potevo occuparmi principalmente di preparazione e scrittura di testi, dovevo tener conto non soltanto del contenuto, ma di come ne sarebbe risultata la lettura a voce. E dovevo tener conto del valore logico dei contenuti, ma anche della resa delle immagini video associate.
Questi aspetti mi tornano in mente ogni volta che penso a come figura la schermata che si apre come home page, o penso ad un'impaginazione, o immagino come possa "suonare" un testo letto lentamente, oppure ad una lettura veloce.
Per una via completamente diversa, un po' più di un anno fa ho avuto occasione di seguire l'avviamento di un sito internet: non ne sapevo assolutamente niente, e poi ecco che in pochi giorni ho assorbito una quantità di dati disparati su contenuti, struttura, gestione, posizionamento. Lo strumento Analytics aveva destato tutta la mia curiosità, ma allora pareva qualcosa di riservato agli adepti. Oggi lo consulto un giorno sì e un giorno anche, divertendomi e interessandomi a vedere anche solo poche semplici informazioni di dati di traffico.
Tutte queste cose avevano tenuto desta la mia attenzione, ma ciascuna aveva seguito i propri sviluppi, li aveva più o meno esauriti, e da tempo non mi tornava quasi in mente. E poi di punto in bianco un'idea che non c'entrerebbe niente si fa strada, e mi accorgo di come cose che parevano dimenticate siano come vive e presenti, utili all'occorrenza, risolutive o semplicemente fonti di nuove ispirazioni.
Quello che ho notato, insomma, una volta di più, è che tutto torna. E quanto più i rimandi, i collegamenti, le reti delle nostre ispirazioni sono diramate, tanto più si arricchisce l'intensità con cui possiamo assaporarne l'esperienza.
Ho amici che mi prendono in giro, perché spessissimo attacco ad additare cose che vedo, o a sottolineare frasi e pensieri, divagando a dire "questo mi ricorda...", "mi fa venire in mente..."; "è proprio come quella volta che..." o "questo posto somiglia a...".
Molti collegamenti sono più che improbabili - eppure non impossibili. Di solito paiono del tutto assurdi per chi ascolta, se non che i percorsi che seguo in base ad essi finiscono spesso per portare ad una prospettiva, spiegazione o magari soluzione a cui l'interlocutore non aveva pensato, e che finisce per trovare tuttavia migliore di altre.
Più spesso questi percorsi non si palesano, però servono a me per capire qualcosa, sviluppare un pensiero, analizzare una situazione. E' uno strumento di organizzazione mentale apparentemente caotica che potenzia la portata dei dati che sono memorizzati.
Una "rete" di connessioni come questa è del genere di quella che ScottHYoung descrive applicandola alle tecniche di apprendimento, chiamandola holistic learning, "apprendimento olistico". Una struttura di questo tipo è efficacissima nel campo dell'apprendimento, ma la cosa più interessante, e uno dei suoi punti di forza, è che non si limita a settori specifici - proprio al contrario, funziona tanto meglio quanto più è estesa trasversalmente a settori disomogenei, diversi tra loro.

Vuoi saperne di più su reti di conoscenza e apprendimeno olistico? Scarica la versione italiana "Apprendimento olistico" o, se preferisci la versione originale, "Holistic Learning" - e' un e-book completamente gratuito, è interessante e scorrevole e contiene le indicazioni per approfondire la lettura!

2 commenti:

  1. "Quello che ho notato, insomma, una volta di più, è che tutto torna. E quanto più i rimandi, i collegamenti, le reti delle nostre ispirazioni sono diramate, tanto più si arricchisce l'intensità con cui possiamo assaporarne l'esperienza" - ovvero, quello che Steve Jobs chiama "unire i puntini" - approfitto del post di Filippo Bergamino per rimandare alla trascrizione del famoso discorso del fondatore di Apple! Segui il link: http://www.indipendenzafinanziaria.com/2010/01/benvenuto-nel-fantastico-mondo-di.html

    RispondiElimina
  2. spesso sento dire che per essere felici bisogna lasciarsi il passato alle spalle: secondo me non è del tutto vero... a mio parere dobbiamo limitarci a lasciarci LE ZAVORRE alle spalle.
    Il nostro passato è ciò che ci ha portato ad essere come siamo: coi nostri difetti, è vero ma anche con i nostri pregi e la nostra unicità

    RispondiElimina