martedì 20 aprile 2010


Tutto bene - tutto male: in media stat virtus. Due esercizi mentali



Pronto a salpare? Come ti senti?
Quando hai in mente un progetto, è facile farsi prendere la mano, o da un eccessivo ottimismo, o viceversa dallo sconforto. Sono due tentazioni opposte ma parimenti potenzialmente distruttive - eppure si può imparare a "gestire" entrambe, integrandole in un atteggiamento di pensiero sano e produttivo.

Si tratta di un vero e proprio
esercizio mentale. Per prima cosa, pensa al miglior successo che si possa immaginare - proprio il massimo, esagera! Mettici tutto il buono, il bello, lo straordinario e l'incredibile che puoi immaginare e che ti piacerebbe che venisse fuori da questo progetto.

Quando hai dato libero corso alle più rosee fantasie, passa alla fase due: il peggio che ti puoi aspettare. Esagera di nuovo, nessuna falsa consolazione: tutte le cose più brutte, tristi, avvilenti, i peggiori e più temuti fallimenti che potrebbero venire fuori da questo progetto. Tutto, fino in fondo; fino a quando non avrai dovuto pensare di rinunciare, suturare le ferite, ricominciare a sollevarti dal fango.

Ora passiamo alla fase tre, il preludio alla realizzazione: immagina che, molto probabilmente e realisticamente, quello che succederà sarà una via di mezzo, una media tra tutte le più rosee aspettative e i più neri fallimenti.

E' importante che l'esercizio di raffigurazione uno e due siano compiuti "a briglia sciolta", con la massima ampiezza di vedute: sono contrapposti ed estremi proprio perché ciascuna raffigurazione possa essere assaporata a fondo, quasi "vissuta", senza distrazioni in un senso o nell'altro.
Questo esercizio nelle prime due fasi aiuta a mettere a fuoco il tipo di aspettative e di problemi che si affacciano più che altro alla nostra sfera emotiva, più che razionale, con riguardo al progetto a cui stiamo pensando.
Al momento di fase "realistica" dell'approccio, la via di mezzo tra il massimo del successo e il massimo della sconfitta tende di solito a mostrare - se il progetto è minimamente fondato - che "ne vale comunque la pena": che, mal che vada, si è provato, si è ottenuto qualcosa, si è imparato qualcosa - e, comunque, quello che si può perdere è infinitamente minore di quello che si potrebbe vincere - un po' come quando si punta un euro per un montepremi di 100.000, 1.000.000... la posta in gioco appare incommensurabile rispetto a quello che costa.

E se non funziona? Io l'ho provato - e ha funzionato sempre. Le persone con cui ne ho parlato si sono trovate d'accordo, anche se non erano abituate magari a questo schema, ma se ne raffiguravano uno simile. Naturalmente, ogni esperienza che qualcuno volesse riferire nei commenti è molto gradita. Ma, se non dovesse funzionare, non è quello il momento di arrendersi: perché non ha funzionato, mi dovrei chiedere.
Mi sono attenuto al progetto su cui ho lavorato, oppure ho pensato a una cosa e poi ne ho fatta un'altra? Ho davvero immaginato quello che mi aspettavo, oppure ho barato, giocando al ribasso nella parte positiva, o magari cercando di non vedere dei possibili lati negativi? E, alla fine, ci ho provato davvero, oppure ho cominciato a dubitare di nuovo non appena ho mosso i primi passi?
Si possono studiare molte domande e analisi, adatte alle situazioni di ognuno.
L'esercizio non va fatto solo una volta, al momento di decidere: va ripetuto, in fase decisionale così come un fase di realizzazione. Si tratta di acquisire un atteggiamento mentale realizzatore.

Accettare che "sia davvero possibile" - Vi è mai capitato, a proposito, di rinunciare ad un progetto, per poi scoprire che qualcun altro l'ha realizzato al vostro posto? Se riuscite a ricordare qualche occasione in cui è successo, è molto utile, perché potete evocare quel senso di stupita amarezza, vago rimpianto, velata ammirazione etc. che può aver suscitato; così come, probabilmente, le "scuse" che ha portato a formulare (be', sì, ma è chiaro che poteva farcela, aveva più doti/più soldi/più appoggi etc.). Il punto è: "era possibile", e la maggior parte dei motivi per cui hai rinunciato non avevano ragion d'essere.

Dunque, ecco l'
esercizio n.2. Si riassume in una semplice massima: quando immagini un progetto come impossibile, sappi che, in quello stesso momento, qualcun altro lo sta già facendo al posto tuo.
Immagina; visualizza, a colori se possibile, nel dettaglio, come potrebbe essere. Se rinunci, trova le tue ragioni e non rimpiangerle, perché scuse non ne hai: quello che hai immaginato è possibile, non c'è nessuna ragione perché non debba riuscire. Qualcun altro lo sta già facendo. E' molto più probabile che qualcuno ci abbia già pensato, non sei l'unico essere intelligente sulla faccia della terra. Allora, o si tratta proprio di un'idea stupida e inutile, che non piace nemmeno a te, oppure un giorno qualcuno l'avrà fatta - allora, tanto vale che sia stato tu almeno uno che ci ha provato. Quindi, perché non provare anche tu?
E nel peggiore dei casi, potrai sempre scrivere qui sotto, nei commenti: "sono tutte balle, ci ho provato e non è vero niente!" e sfogare la delusione in un'invettiva (contenete la violenza, please!) contro chi ha scritto questo post.

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