giovedì 27 maggio 2010

Quattro chiacchiere sulla libertà



Libertà – la libertà è un “bene”? La libertà è “buona”? E' libertà di/libertà da?  –  troppe domanda per metterle tutte insieme. Propongo una citazione:
"credo che il contenuto collegato in generale al desiderio di libertà sia illustrato in modo preciso nelle parole con le quali, una volta, Karl Marx ha espresso il suo sogno di libertà. La condizione della futura società comunista renderà possibile fare oggi questo, domani quello, al mattino andare a caccia, al pomeriggio pescare, a sera dedicarsi all’allevamento del bestiame, dopo la cena discutere di quanto al momento avrò voglia [K. MARX - F. ENGELS, Werke, Berlin 1961-1971, vol. 3, p. 33; citazione da K. LÖW, Warum fasziniert der Kommunismus?, Köln 1980, p. 65].
Proprio in questo senso la mentalità media irriflessa intende con libertà il diritto e la possibilità di fare tutto ciò che si desidera in un determinato momento e di non dover fare quello che non si vuole. Detto altrimenti: libertà significherebbe che la propria volontà sia l’unica norma del nostro fare e che essa possa volere tutto e abbia anche la possibilità di mettere in pratica tutto ciò che è voluto. A questo punto emergono ovviamente degli interrogativi: quanto è libera in realtà la volontà? E quanto è ragionevole? E una volontà irragionevole è una volontà veramente libera? Una libertà irragionevole è davvero libertà? È veramente un bene?
Sai di chi è questo passo? Lo dirò verso la fine – per ora consideriamole solo così: parole che qualcuno ha detto; parole interessanti, perché parlano di qualcosa che in generale ci sta abbastanza a cuore.
Questo passo meriterebbe forse un ampio commento. Ma limitiamoci a qualche parola.
  1. il contenuto di questo desiderio sarebbe inteso come “ il diritto e la possibilità di fare tutto ciò che si desidera in un determinato momento e di non dover fare quello che non si vuole”; 
  2. ci si chiede quindi, tra l'altro, “quanto è libera in realtà la volontà? E quanto è ragionevole?”;
  3. e infine se la libertà sia “ veramente un bene”, oppure no.

Mi piace che si parli di un “desiderio di libertà”. Un desiderio è qualcosa che spesso è troppo banalizzato – e non mi risulta, a tutt'oggi, che sia tra i concetti più cari ai pensatori filosofici. Desiderio è male, desiderio è qualcosa di irrazionale e che la ragione deve allenarsi a tacitare – desiderio è passione, e come tale minacciosa per il pensiero raziocinante etc. Piuttosto che di desiderio, la storia della filosofia sembra infarcita di “volontà”, con l'ovvio problema di capire da che cosa mai scaturisca la “volontà”. Volontà è sempre passione, è come una forza ingovernabile che opprime. Anche in questo passo il desiderio di libertà non è trattato direttamente – è messo da parte, per parlare della “libertà”. Ma vale la pena pensare che libertà sia l'oggetto di un desiderio – desiderio che, sempre, pare animare le vite umane. 

Purtroppo non se ne parla più in seguito – Si passa a parlare del “contenuto” del desiderio di libertà, vale a dire di quale sarebbe il concetto di libertà che noi abbiamo. Questo contenuto, la libertà, sarebbe dunque, secondo il senso comune, per l'autore, il diritto e la possibilità di fare tutto ciò che si desidera in un determinato momento e di non dover fare quello che non si vuole. Secondo l'autore questa sarebbe, in effetti, l'idea di libertà soltanto secondo “la mentalità media irriflessa”. Non mi sembra tanto chiaro che cosa vorrebbe essere questa mentalità media irriflessa: sembrerebbe qualcosa di molto “banale” e “basso”, ma allora verrebbe da chiedersi perché la si dovrebbe prendere in considerazione. Forse questa “mentalità media irriflessa” non è poi così “irriflessa” come si darebbe ad intendere, e, in virtù del suo essere “media”, potrebbe corrispondere a qualcosa come un “senso comune”, un comune sentire. Banale, forse, ma non così “basso”, ed evidentemente neppure irrilevante, ma anzi di una certa qual importanza. Questa idea, insomma, di una libertà come il diritto e la possibilità di fare tutto ciò che si desidera in un determinato momento e di non dover fare quello che non si vuole, sembrerebbe molto diffusa, piuttosto forte, e ben radicata.
Intanto, purtroppo ancora, in questa espressione si svilisce un'altra volta il concetto di “desiderio”: “desiderare” e “volere”, desiderio e volontà, diventano un tutt'uno – senza che peraltro né dell'uno né dell'altro si vada a parlare di che cosa sarebbero. Per quanto delicato possa essere il concetto di “volontà”, non meno di quello di libertà, tuttavia in questo passo si salta da questo a quello, per parlare di che cosa sarebbe la libertà si va ad interrogarsi su qualcosa che sarebbe la “volontà”. Solo perché una mentalità media irriflessa parlerebbe di libertà come se fosse un tutt'uno con una non ben chiara volontà, si salta da quell'argomento a quest'altro. E, poi, chi ha mai detto che la “volontà media irriflessa” debba essere presa sul serio a questo punto, oltre che essere chiamata in causa senza essere interpellata, ma dopo essere stata formulata come supposizione dall'autore.
 
Pazienza, in ogni caso, dal problema della “libertà” si è ormai passati a quello della “volontà”, chiedendosi dunque quanto sarebbe libera la volontà e quanto sarebbe ragionevole. Questo punto è forse il meno piacevole. Non aiuta molto a chiarire il discorso il fatto che si continui a saltare da libertà a volontà, confondendo una questione con l'altra, senza chiarire se si tratterebbe solo di una critica alla mentalità media irriflessa oppure se si tratti di qualcosa di più meditato. In ogni caso, per interrogarsi sulla libertà si è passati ad interrogarsi sulla volontà, che la dovrebbe spiegare in qualche modo: e, però, di quella volontà ci si chiede se sia “libera”. Come si potrebbe rispondere a questa domanda, se è proprio il problema della “libertà” quello che ancora non si è chiarito? Il punto lascia un po' perplessi. Ci si chiede poi se la volontà sarebbe “ragionevole”... Per questa volta, passiamo oltre. 

Quello che, in fondo, è più importante, è la domanda finale: se la libertà sia un bene. La domanda finisce per essere imbarazzante: non si sa che cosa sia la libertà; non si sa, visto che non se ne è parlato, che cosa sarebbe “un bene”. E sembra quasi addirittura un po' “truffaldino” che l'autore ponga il problema se sia un bene una cosa che non si è chiarito come dovrebbe essere pensata, né che cosa sia. Sembrerebbe un po' troppo facile, a questo punto, confondere le carte e far concludere che la libertà non sia un bene affatto – se non che, però, rimarrebbe sempre il dubbio, se quella “libertà” sia la libertà veramente, o sia solo quello che alcuni pensieri un po' troppo sciocchi e banali penserebbero che sia etc. 

Il passo che ho citato in apertura è tratto da un discorso di Joseph Ratzinger (immagine da sito dedicato), pubblicato in studi cattolici 430 1996, ed è consultabile a questo indirizzo , p.1. 

Proviamo a pensare questo. Libertà non è “bene”; libertà non è “male”; è. Libertà è, semplicemente “è”. Una cosa è il bene, una cosa è il male; una cosa è la libertà. 

Non puoi scegliere di essere libero o di non esserlo, esattamente come non puoi scegliere di essere o di non essere quella cosa che generalmente chiamiamo “umano” - anche se non sappiamo affatto definire che cosa sia “umanità”, “umano”.
Come qualunque concetto “ultimo”, concetto di riferimento per la definizione di altri concetti e sistemi concettuali, allo stesso modo i concetti chiave di libertà, umanità, ma pure verità, giustizia etc. - concetti che definiscono il cuore dell'identitario per il soggetto universale che tratteggiamo a nome di “umano”, non trovano a loro volta supporti di riferimento definizionale. 

La libertà, dunque, è un “bene”? No. E neppure un male. Si potrebbe dire con un aforisma dalle alterne fortune che sia “al di là del bene e del male”, eppure questa espressione geniale mi pare sconsigliabile per la comprensione attuale di questo discorso, perché essa è fraintesa (dolosamente o no) da coloro che la tacciano di “relativismo”, mostrando di disattenderne, a volte forse intenzionalmente e fraudolentemente, a volte in buona fede, la portata rivoluzionaria di pensiero. 
Image: federico stevanin / FreeDigitalPhotos.net




La buona notizia, forse, è che questi discorsi sono del tutto inutili ai fini della sussistenza o meno della libertà. La libertà, o come la si preferisca chiamare, è e basta. Che ci piaccia o no, che lo vogliamo o no, che ci crediamo o no. Però credo che proprio a nome della libertà ciascuno di noi possa accordarvi o meno la partecipazione della propria vita. Questo è il gioco della responsabilità nella libertà, il gioco del destino dell'umano. 

Ma quello che può cambiare, invece, è se nello spazio autenticamente libero della mia singola vita io scelga di vivere in accordo con libertà-verità-divinità etc., oppure, cosa che posso fare, senza che minimamente si ponga il problema dell'essere in assoluto di tutto questo, come se non fossero. 


Un approfondimento sul concetto filosofico di "libertà": http://www.youtube.com/watch?v=bjWjGZ0zP78
 Brian Leiter, conferenza su Nietzsche e il concetto di libertà 

7 commenti:

  1. La libertà. Come tutti i grandi temi del vita se la si guarda solo nella sua totalità si rischia di rimanere sul vago o dare risposte banali.

    La libertà è uno stato una condizione. Si può essere liberi anche se prigionieri, vedi Mandela, quando la mente e le idee non sono sottomesse.

    Libertà è un bene?. perchè dovremmo dare un valore una misura alla libertà? Libertà ha valore di assoluto in quanto condizione è neutra. Io sono libero a prescindere da dove o cosa sono. E' con l'azione che specifichiamo cosa ne facciamo in definitiva è l'azione che misuriamo con bene e male.

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  2. poche parole e alta densità di spunti (totalità; rapporto mente-corpo, spazialità; misura; valore; neutralità; pratica)!

    Grazie Roberto, che commento centrato!
    Vediamo se riesco a metterne in rilievo i più salienti. A me pare che il discorso possa seguire questi spunti:

    1) Libertà come condizione, stato;
    2) non misurabilità e non valutabilità in termini bene/male della libertà;
    3) neutralità della libertà

    Direi che rileggerò il post tenendo questi aspetti ben presenti - e via alla continuazione del discorso! Ovviamente ogni partecipazione è ben accolta, invito aperto. Buon proseguimento.

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  3. Mi piace molto (e condivido appieno) uno dei concetti espressi da Roberto: la libertà è una condizione interiore. Si può essere liberi anche se in carcere come lo era Mandela, possiamo essere innamorati senza "dipendere" dal nostro partner, possiamo essere ricchi senza essere schiavi del denaro e funziona anche al contrario: possiamo essere poveri ed essere schiavi dei soldi, ecc... anzi, faccio un passo in più, penso che la libertà renda più vera la nostra condizione: siamo veramente innamorati o veramente ricchi quando siamo liberi dentro

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  4. Verità e libertà: Filippo mette l'accento su una relazione stretta e misteriosa - mi piace la sua prospettiva: siamo "veri" laddove/allorquando siamo liberi, ci comportiamo liberamente (io dico "onoriamo la libertà" nel nostro comportamento).
    Il titolo del discorso che proponevo in apertura è al contrario: "Libertà e verità". Nel suo insieme appare suggerire, pur non definitivamente, che la libertà sia da inscrivere nella cornice della verità, da leggere alla luce della verità. Non ho niente da dire contro di questo, anzi. Ma si presta a fraintendimenti di intenti, se non si legge proprio mettendo insieme quell'altra prospettiva, quella che evidenzia Filippo: ben venga la lettura della libertà alla luce della verità, a patto che la verità "illuminante" regga la prova della libertà, non la oltraggi, non entri in conflitto con essa.
    Il commento di Filippo è più chiaro di queste osservazioni un po' troppo approssimative - però mi ha suscitato questo pensiero e mi faceva piacere registrarlo qui. Grazie Filippo!

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  5. Per riprendere il tema: http://pieralby.spaces.live.com/?_c11_BlogPart_BlogPart=blogview&_c=BlogPart&partqs=cat%3dReligione
    Il titolo è aspro, ma i toni dell'articolo equilibrati. Può essere interessante per continuare a riflettere tra "libertà","autorità" (e "autorevolezza"; "credibilità", magari). Si continua.

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  6. Il link originale del post sopra citato:
    http://malvino.ilcannocchiale.it/2009/04/10/quando_ratzinger_bazzicava_il.html
    Da cui traggo il seguente,
    http://www.ewtn.com/library/THEOLOGY/TRUEFREE.HTM
    che è una versione inglese dell'articolo analizzato. Grazie agli autori per queste loro ricerche e segnalazioni; buon lavoro; buone letture.

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