sabato 15 maggio 2010


Il tempo? E' ciò che ne facciamo


 


        si parla di questo argomento anche qui
(Image Courtesy of CarréImage)
Il tempo è quello che ne fai. Ci hai pensato?
Non è necessario ricorrere a classificazioni e distinzioni del tempo (ne hai sentito parlare? Tempo naturale e tempo coscienziale, tempo vissuto, tempo raccontato etc.). 
Certo può voler dire qualcosa, ma porta solo confusione se ti fa credere che esistano tanti tipi diversi di "tempo", come se fosse qualcosa che si spezzetta in realtà diverse, o come se si potesse distinguere o scegliere di passare da un tempo all'altro, capire se ci si trovi in uno o in un altro.

       Il concetto di tempo - non voglio metterlo in dubbio! - è dei più complessi, e senz'altro della massima astrattezza. Eppure è dei più accessibili al pensiero, perché in qualche modo riguarda qualcosa che è dell'esperienza comune di ciascuno di noi.
Mentre posso dire di non avere idea di che cosa sia... un amminoacido, pur essendo sicuramente qualcosa con cui pur non sapendone niente ho a che fare più che da vicino, diversamente un'idea qualsiasi più o meno rozza di "tempo" fa parte del mio linguaggio e pensiero quotidiano.

       Il tempo è quello che fai del tempo.
Stai leggendo. Che cos'è il tempo che dedichi alla lettura?
Puoi cronometrarlo, certo.
Quanto impieghi, 3 minuti circa?
Be', magari io impiegherei tre minuti e mezzo; magari la mia amica 2 e un altro 5.
Anche io impiego una quantità cronometrica di tempo diversa a seconda che legga in un momento o in altro, con uno o un altro intento.
Il tempo di lettura di un testo scritto non è una misura prefissata.
Leggere un articolo scritto non è come prendere una pezza di stoffa tagliata - di un rettangolo di stoffa tagliato in una misura di 1 metro X 0,50 si dirà sempre che sia un metro per cinquanta centimetri, e non potrò farla più grande o più piccola, a meno in questo caso di tagliarla ancora. Allo stesso modo un articolo scritto conserva ad ogni lettura il medesimo numero di caratteri, di parole. Ma non richiede sempre lo stesso tempo di lettura.
Se guardo un film, il film ha una sua durata prefissata, così come un'audiocassetta, un CD musicale. Però a me che guardo, o a te che ascolti, lo stesso pezzo può sembrare lungo o corto, troppo breve o interminabile, a seconda dei nostri gusti, ma anche della  disposizione del momento. Perché, di che cosa si tratta?

Quando parliamo di un problema di tempo pensiamo spesso che si tratti di qualcosa che ha in qualche modo a che vedere con il tramontare e il sorgere del sole, e anche o soprattutto con il ticchettio delle lancette dell'orologio, lo "scorrere" dei secondi, dei minuti e delle ore. 

E certo anche questo è tutt'altro che errato. 
Eppure, quale problema potrebbe mai esserci, se le cose stessero così? Sapremmo esattamente che il nostro orologio misura delle durate costanti, e sapremmo a che cosa corrispondono quelle durate costanti. E non avremmo assolutamente nessun problema di tempo, quanto meno non più di quanto possa essere il problema, certo avvertito ma culturalmente meno angoscioso e più "pratico" dello spazio.
Quando si tratta di occuparsi di qualcosa di importante nella vita, e si dice di non riuscirci, si addossa spesso la colpa alla "mancanza di tempo", così come spessissimo alla mancanza di denaro o più raramente alla carenza di proprie specifiche capacità. 
"Non ho tempo", "non ho abbastanza tempo". 
Se si dice "non ho abbastanza spazio" di solito si sta dicendo che non si metterà un mobile nel soggiorno, non che non si riesce a risolvere un problema esistenziale. 

Nella quantità di tempo cronometrico in cui tu leggi questo articolo, può darsi che qualcun altro faccia cuocere la pasta, e qualcun altro rientri a casa dal lavoro; e che qualcun altro non faccia in tempo ad arrivare a casa dal lavoro, e qualcun altro non faccia in tempo a far cuocere la pasta.
Che tempo è? Il tempo di leggere un articolo, il tempo di far cuocere la pasta, il tempo per rincasare dal lavoro? O nessuno di questi?
E' ovvio che il punto non è quello di intrattenersi su una disquisizione di ontologia, per quanto possa essere in alcuni casi interessante.
Il punto è perché ci sta a cuore questa questione che sarebbe il nostro tempo, e in che modo ci vogliamo comportare al riguardo.
Se il tempo è quello delle 24 ore per ogni giorno dell'anno, per 365/366 giorni l'anno, per gli anni della vita di ciascuno, allora per ogni anno che viviamo abbiamo gli uni rispetto agli altri esattamente la stessa quantità di tempo. Però in quella stessa quantità di tempo facciamo quantità di cose diverse, gli uni dagli altri, e noi stessi da un giorno all'altro, o da un periodo all'altro.  
Quanto tempo impieghiamo relativamente per ogni attività?
Perché mai io non avrei tempo di andare in palestra, e la mia collega sì? Perché tu hai tempo da dedicare a un hobby, e tua moglie no?
Può darsi che io abbia una famiglia, un cane, un canarino e le sue esigenze di cui tenere conto, e la mia collega no. Ma può anche darsi che questo sia quello che penso io, e che la mia collega, anche se io non lo so o non ne ho tenuto conto, abbia un compagno nullafacente, figli, cani, canarino, uno o due genitori anziani e malati che assiste amorevolmente ed efficientemente. 
La mia collega è la donna bionica? O la mia collega ci tiene veramente ad andare in palestra, mentre io cerco una scusa per non andarci - e la scusa che trovo più comoda è quella del "tempo"?
Ti ricordo che ho parlato di "liberare tempo" anche qui, in un post che ho avuto il piacere di vedere ospitato su InvestiSuTeStesso; dai un'occhiata!


4 commenti:

  1. tempo ben speso per leggere questo post.

    approfondiamo tanto per cambiare con una domanda, perchè quando facciamo qualcosa che ci piace perdiamo la nozione del tempo?. Perchè il tempo è piacere. Più ti piace fare qualcosa più trovi il tempo per farla. Se capiamo cosa ci piace nella vita avremo tutto il tempo per farla e godercela e non sarà necessario usare la scusa "non ho tempo" ma basterà dire non mi piace.

    ciao.

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  2. Bella chiosa, ciao Roberto e grazie per l'intervento. In quattro righe mi offri spunti a iosa - e ne appunto uno subito, "Tempo&Godimento", a memento e sintesi.
    Mentre leggevi tu, altro mio tempo era ben speso a leggere su www.filosofico.net, il sito di cui mi dichiaro sempre più entusiasta, un bel saggio di Andrea Sangiacomo - e credo che dedicherò prima o poi altro buon tempo per due parole su questo autore.
    Ed ora, l'ora è tarda, qui: il prossimo tempo, sarà tempo di sogni - buonanotte, a presto!

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  3. Io personalmente nel tempo libero cerco di svolgere solo attività che veramente m'interessano. Non necessariamente si tratta delle attività che di solito sono ritenute ricreative e mi sforzo per cercare di vedere anche nelle incombenze più seccanti il lato positivo.

    Giuseppe Arena

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  4. Ciao Giuseppe, innanzitutto ti dò con piacere il benvenuto su queste pagine!
    Grazie per il tuo commento. Tu che dedichi anche il tempo "libero" non al cosiddetto divertimento standardizzato (le attività "ritenute ricreative"!), ma, ti cito, "solo ad attività che veramente m'interessano", fai quello che a mio parere si avvicina meglio ad una "gestione consapevole" del tempo - in pratica, sai di vivere in prima persona, e non in una sorta di contenitore uniforme per tutti che sarebbe il "tempo". E' un approccio di creatività, libertà, che porta con sè responsabilità e consapevolezza.
    Per questo mi piace parlare di "tempo liberato", invece che di "tempo libero", come nel post che ho indicato http://www.investisutestesso.com/blog/sviluppo-personale/liberare-tempo/.
    In questo modo ogni momento è vissuto, anche quelli "seccanti", affrontati cercando il lato positivo, e non subiti aspettando che passino.
    Da questo atteggiamento c'è da prendere esempio.
    Quando si vive il tempo con questo senso di responsabilità e libertà può capitare a volte di trovarsi un po' spiazzati - ne parla ScottHYoung (http://www.scotthyoung.com/blog/2010/05/14/waste-time/) anche in un recente post, e lo riprenderò prossimamente. A volte è una sfida: e ne vale la pena!

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